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Ci eravamo lasciati....

L'ultimo post che è stato scritto sulla nostra pagina web risale al 28 febbraio scorso nel quale si chiedeva ai fotografi del carnevale di preparare una quindicina d'immagini da mostrare, quanto prima, appena si sarebbe potuto riaprire i battenti. La pandemia cominciava a produrre i suoi infausti effetti, è vero, ma potersi incontrare normalmente sembrava una cosa imminente, relativamente vicina, pur nella consapevolezza della gravità del momento. E poi più nulla. Del carnevale ci siamo presto dimenticati. Man mano che i decreti ministeriali trasformavano il nostro vivere quotidiano in qualcosa da riorganizzare da capo, abbiamo visto svanire le nostre certezze, prima il lavoro, la scuola, la famiglia. Poi la difficoltà di adattarsi alle nuove regole, le autocertificazioni, affrontare le code ai supermercati, abituarsi ad immagini surreali come le strade deserte, il traffico rarefatto, treni e autobus vuoti. Con stupore ci siamo accorti del silenzio e della natura che tentava di riguadagnare lo spazio tolto, tutte cose alle quali non eravamo pronti. Poi la serrata forzata è diventata il famigerato lock down, forse qualcuno si è sentito a disagio nell'impossibilità di incontrare gli amici e i parenti, qualcuno invece si è accorto che non frequentava più amici e parenti da tempo e si sarà domandato il perché. Forse non tutti si sono sentiti a disagio dentro questa nuova dimensione fatta di spazi misurati, muri perimetrali, casa, finestre, balconi, passeggiate in solitudine o con il cane entro i 200 metri, non abbiamo fatto fatica a stare distanziati, almeno un metro l’uno dall’altro, lo facevamo anche prima, ma non per paura del virus. Come sempre capita quando succede qualcosa di "straordinario" i media hanno messo in moto la grande macchina della disinformazione e siamo stati storditi dai numeri. Sempre solo numeri, i numeri dei contagiati i numeri dei morti i numeri dei guariti i numeri dei denunciati i numeri dei giorni sul calendario, giorni tutti uguali, senza significato. C'è voluto un po di tempo per smaltire la paura del contagio, la sbornia e lo smarrimento del primo momento, poi abbiamo cominciato a reagire, ragionando sulla volontà di resistere all’isolamento, l’isolamento ha alimentato il bisogno di esprimerci e continuare con le nostre attività. Finalmente abbiamo cominciato ad usare in maniera sensata i mezzi tecnologici che da decenni oramai abbiamo tutti a disposizione senza nemmeno conoscerne le reali potenzialità. La famigerata rete internet , WhatsApp, Face Book, Instagram, tutte le piattaforme per le videoconferenze sono state il veicolo per continuare ad esistere, perché l'uomo senza socializzazione muore ancora prima che di virus. Ecco l’altra faccia della medaglia, quella tecnologia tanto criticata e troppo spesso demonizzata sopratutto da quelli della mia generazione ci ha risolto le giornate.

Molte sono state le iniziative messe in campo dal vastissimo mondo della fotografia come le letture portfolio Face to Face organizzate in modalità on line dalla FIAF. workshop e videoconferenze con Fotografi famosi sono stati organizzati da note scuole di fotografia, quali, solo per citare quelle locali, Foto Image di Fulvio Bugani e Paoletti Foto. La fotografia ci ha accompagnato quotidianamente attraverso tutte le fasi di questa nuova esperienza. Attraverso la fotografia ci siamo parlati, abbiamo dialogato del nostro sentire, abbiamo documentato ogni giorno postando le nostre foto sui gruppi social, paradossalmente come già facevamo da tempo. In sostanza abbiamo avuto un occasione, quella di fermarci un attimo a riflettere sulle cose. Abbiamo ancora una volta dato dimostrazione di altruismo, solidarietà e grande creatività , purtroppo non sono mancati gli approfittatori e speculatori , pronti come avvoltoi a piombare sulle vittime sacrificabili, sempre quelle, i più deboli. Tante sono state le dimostrazioni di intolleranza e ignoranza ma abbiamo anche dato prova della nostra grande capacità di adattamento, forse un pò troppo estemporanea, è vero. Stiamo scalpitando, abbiamo fretta di tornare alla normalità, quella che ci ha portato dritti alla pandemia per scoprire di non aver imparato niente e di non essere ancora pronti ad un reale cambiamento. Purtroppo per molti circoli fotografici come il nostro le nuove regole di comportamento sociale, potrebbero mettere a dura prova la ripartenza. Se ci sarà la volontà di sopravvivere dovremo quindi inesorabilmente trasformarci in qualcos’altro. A mio avviso la strada è già stata intrapresa. Un particolare Ringraziamento, va in questo senso a Resistenza Fotografica, gruppo di conversazione on line nato spontaneamente per volontà di Michele Bonfiglio dello Studio Foto Giemmebi di Castello d'Argile che ha condotto con abile maestria, ma sopratutto in amicizia, tutorial di post produzione, serate con ospiti quali l’Arte terapeuta Silvia Meneghello che ci ha parlato di autoritratto fotografico e il nostro amico Francesco Ruffoni in collegamento diretto dalla Thailandia. Concludo questo scritto, che posto per dare un se pur flebile segnale, augurandomi che l’umanità abbia la forza, non di fare un passo in dietro, ma bensì di intraprendere una vera metamorfosi per diventare qualcosa di migliore, capace di scongiurare altre possibili future catastrofi globali, per questo confido nelle nuove generazioni, perché la nostra occasione ce la siamo già giocata.

Arrivederci a presto....non si sa quando...



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